I Migliori Head Hunter

Come scegliere i migliori head hunter? Domanda legittima, soprattutto oggi con la sempre crescente frequenza di turnover dei dipendenti. Una situazione che ha portato le aziende a cercare sempre più spesso un supporto esterno per la ricerca e selezione del personale.

Secondo Gartner, lo scorso anno negli Stati Uniti il tempo per trovare un nuovo dipendente è aumentato del 18%.  Assistiamo allo stesso fenomeno in Italia, anche perché le opzioni a disposizione dei dipendenti si sono ampliate e questi ricevono più offerte allo stesso tempo.

La possibilità di affidare esternamente la selezione è un’opportunità per le aziende di ridurre i tempi dedicati all’operazione e, al tempo stesso, di trovare i migliori candidati. Di conseguenza, sono aumentate le aziende che hanno deciso di affidare le selezioni a head hunter professionisti.

Lo scenario cambia rapidamente, ma alcune skill restano essenziali per valutare la professionalità di un bravo head hunter. Vediamo quali sono le doti fondamentali che diventeranno sempre più importanti nei prossimi anni.

Entusiasmo

L’entusiasmo è quell’ingrediente che ti fa spendere tempo su un problema, quando gli altri “mollano”. Senza entusiasmo entri nella routine. Naturalmente, anche l’head hunter ha una parte di routine nelle attività quotidiane, ma è essenziale che il lavoro gli piaccia.

La domanda chiave da fare è “Cosa ti guida, cosa ti dà soddisfazione”?

Curiosità

I migliori head hunter sono persone estremamente curiose. Vogliono capire “le meccaniche nascoste”, come funzionano le cose, i processi, i progetti. Soprattutto vogliono capire le persone, le loro motivazioni, le loro scelte, la coerenza del profilo con i desiderata dell’azienda.

Proattività

La parola “impossibile” non fa parte del vocabolario di un head hunter, perché ama le sfide. Cerca sempre nuove strategie e nuovi approcci. È curioso di scoprire nuove metodologie, nuove fonti di ricerca.

Flessibilità

In questo lavoro il cambiamento è costante e per questo i migliori head hunter sanno adattarsi al cambiamento e restano aggiornati.

Capacità di pensiero Laterale

Spesso chi fa selezione si trova di fronte a un muro perché l’approccio classico non funziona. Esistono cluster di candidati che sono poco presenti su LinkedIn o che si collegano assai raramente. Non è inusuale sentire di candidati trovati tramite altri social media: Twitter, Facebook, ma anche Instagram e persino TikTok. I candidati si possono trovare nei gruppi online, tramite passaparola, o attraverso gli esperti del settore. In questi casi la creatività, il pensiero laterale diventano la chiave per risolvere selezioni assai complicate.

Attitudine al Lifelong Learning

L’apprendimento continuo è fondamentale per fare questo lavoro e quindi è fondamentale imparare ad imparare.

Familiarità con la tecnologia

È importante che l’head-hunter sia interessato alle nuove tecnologie e sappia come usarle al meglio. Una nota però va fatta: la tecnologia è di enorme aiuto ma la capacità di rapportarsi con le persone, il cosiddetto human touch, è una caratteristica essenziale per l’head hunter.

A nessun candidato fa piacere ricevere un’e-mail automatizzata che ha tutto il sapore del robot.  L’head hunter, spesso, è il primo punto di contatto del candidato con l’azienda ed è importante che la prima impressione sia positiva e di attenzione alla persona. Anche perché è un modo per facilitare successivamente la fase di on-boarding.

Pensiero Critico

La capacità di pensare criticamente aiuta a dar senso e a ordinare una vasta quantità di informazioni e idee. I migliori head hunter sono in grado di esaminare i dati da una prospettiva analitica e di riassemblarli per trovarne il senso. Per esempio, è importante saper leggere il profilo di un candidato in modo analitico sulla base dei quesiti fondamentali:

  • Quali sono i punti chiave della selezione?
  • Il candidato è coerente con il progetto? 
  • Ha un percorso strutturato?
  • C’è un cultural fit con l’azienda cliente?

Comunicazione

Indubbiamente, l’head hunter professionista ha sempre dovuto avere grandi capacità comunicative. Infatti, deve riuscire a comunicare in modo chiaro ed efficace. Deve adattare il proprio registro all’interlocutore, che si tratti del candidato o del CEO dell’azienda cliente.

Ascolto ed empatia

Un ascolto attivo e una buona dose di empatia sono sicuramente due soft skill fondamentali per questa professione. Riuscire ad entrare in sintonia con il candidato ed anche con il cliente è importante per la buona riuscita della selezione. Ascoltare riducendo al minimo i pregiudizi e i condizionamenti, inoltre, è una capacità che va allenata nel tempo con tante “ore volo” di colloqui.

Visione d’insieme

Avere un quadro d’insieme del progetto, infine, è la capacità più importante dei migliori head hunter. È importante riuscire a comprendere e monitorare il contesto e l’evoluzione dei cambiamenti in corso.

L’attività di headhunting nel prossimo futuro sarà sempre più guidata dalla tecnologia, con l’analisi dei big data, le chatbot, i dispositivi a controllo vocale come Alexa Business. 

Le aziende e le società di selezione arriveranno a condividere sempre più contenuti con i candidati, sia passivi che attivi. Probabilmente, utilizzeremo sempre più spesso chatbot e voice assistant durante il processo di selezione. Le nuove tecnologie aiuteranno le aziende e le società di selezione a personalizzare la loro comunicazione con i candidati e a comunicare con maggiore frequenza.

l’AI o intelligenza artificiale è esplosa e ha avuto impatto su tanti settori, naturalmente anche sul mondo dell’headhunting.  In una fase iniziale si era pensato che gli strumenti di AI potessero sostituire completamente il ruolo dell’head hunter e rivoluzionare le società di selezione del personale. Andando avanti, invece, emerge in modo chiaro che l’AI fornisce all’head hunter strumenti potenti per rendere più efficace e veloce ciascun progetto. In questo modo, l’head hunter può concentrarsi sugli aspetti più strettamente legati alla valutazione del candidato.  l’AI utilizza algoritmi potenti per trovare le persone, ma, almeno finché non sarà possibile sviluppare un’empatia artificiale, sono le persone che selezionano le persone.

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